Scrive Valeria (nome di fantasia), 42 anni: “Vorrei chiedere consiglio alla psicologa riguardo una questione che sta facendo riflettere me, mio marito e altri genitori di nostra conoscenza.
Nostro figlio Stefano ha appena concluso la scuola elementare, e in vista della scuola media continua a fare richiesta di un cellulare personale. Finora lo abbiamo fatto giocare con i nostri telefonini senza però comprarne uno apposta per lui, anche se molti suoi compagni di classe portano a scuola il proprio cellulare. Ora io e mio marito sappiamo che non possiamo più aspettare, alle scuole medie pare che debbano possederne uno tutti i ragazzini. Ma sinceramente siamo un po’ timorosi di tutte le applicazioni e social per adolescenti, di cui negli ultimi tempi sentiamo parlare sempre in associazione a fenomeni di bullismo.
Inoltre Stefano vorrebbe già avere un suo profilo Facebook anche se gli abbiamo spiegato che non è possibile prima dei 13 anni. Ne ha sentito parlare molto dai compagni, qualcuno di loro ha già un proprio profilo avendo indicato un anno di nascita non reale al momento dell’iscrizione al social network.
Come genitori sappiamo bene che la generazione di Stefano vive intensamente il mondo virtuale, ma temiamo che possa incorrere in situazioni pericolose o spiacevoli. Come possiamo proteggere nostro figlio dai pericoli del mondo digitale?”
Valeria riporta una situazione nota a tutti i genitori che hanno figli preadolescenti. Suo figlio ha appena concluso la scuola elementare. Dunque è nato in un mondo in cui era già ampiamente diffuso il possesso di un cellulare personale e l’utilizzo di internet. Nella mente di Stefano e dei sui coetanei avere un proprio telefonino e un profilo su un social network significa diventare grandi, raggiungere un certo livello di autonomia e poter gestire spazi propri. Tuttavia, per quanto possa sentirsi forte e autonomo, un preadolescente non possiede l’esperienza e le risorse sufficienti per affrontare in solitudine l’immenso mondo della rete, e per questo è fondamentale che i genitori offrano ai figli un’educazione all’uso dei nuovi media.
La semplice proibizione o limitazione non porta a risultati positivi, soprattutto durante l’età della preadolescenza in cui si manifesta il bisogno di opporsi e trasgredire alle regole dei genitori. E’ fondamentale che i figli siano educati dai genitori ad utilizzare in modo responsabile il mondo del web, ricevendo precise indicazioni su come muoversi e come tutelarsi in un’ottica di maggiore maturità e autonomia.
Dal messaggio sembra che i genitori di Stefano si siano rassegnati all’idea di comprare un telefono cellulare al figlio in occasione dell’inizio della scuola media. Effettivamente nel contesto di una scuola secondaria il cellulare ha ormai acquisito un valore simbolico estremamente prezioso. Da un lato permette di essere autonomi dai genitori e agire al di fuori del raggio del loro controllo. Dall’altro lato permette di comunicare con i compagni al di là di ogni confine spazio-temporale, rinforzando così l’intensità dei legami sociali.
La preoccupazione di Valeria e del marito è comprensibile poiché esistono diverse forme di abuso del telefono cellulare. Tuttavia essi possono educare il figlio al corretto utilizzo di questo strumento, attraverso insegnamenti ma soprattutto dando il buon esempio.
Innanzitutto la famiglia potrebbe stabilire insieme il budget da dedicare all’acquisto del cellulare, cercando così fin da subito di responsabilizzare Stefano all’uso del denaro. Il consiglio è quello di evitare gli estremi. Un telefonino molto costoso rischia di abituare un preadolescente ad avere sempre il meglio, e questo potrebbe avere ripercussioni sulla sua adattabilità. Mentre un telefonino molto economico potrebbe non supportare le applicazioni più utilizzate dai coetanei: ciò potrebbe precludere il senso di appartenenza al gruppo di riferimento.
Inoltre, la famiglia potrebbe stabilire il budget mensile destinato alla ricarica del telefonino. E’ importante che un preadolescente si renda responsabile nei meccanismi di cause e conseguenze. Se esaurisce a metà mese il credito dovrà imparare a tollerare la frustrazione dell’esauribilità del denaro e aspettare il mese successivo per la nuova ricarica. I genitori dovrebbero poi dare il buon esempio su quando l’uso del cellulare è proibito, ad esempio a tavola oppure durante incontri tra parenti. Esistono momenti interattivi della vita reale che necessitano della presenza di ciascuno nel qui e ora, tutto il resto può essere rinviato.
Riguardo al desiderio di Stefano di avere un suo profilo Facebook, i genitori hanno giustamente spiegato che non è possibile prima dei 13 anni. In quanto regola questa limitazione va rispettata. Ciò che però possono fare Valeria e il marito è mostrare al figlio i loro profili Facebook. Se non li hanno il consiglio è quello di crearli, per comprendere il funzionamento del social e dare così indicazioni a Stefano. In questo modo tutti i familiari possono prendere confidenza con il social network. Inoltre i genitori possono educare i figli alla tutela della propria immagine e della privacy.
Per riassumere, è fondamentale insegnare ai preadolescenti che è vietato far circolare testi, immagini o video che coinvolgano altri senza la loro autorizzazione. Inoltre va trasmessa quella che in letteratura viene chiamata “la regola della nonna”: non scrivere su internet qualcosa che non vorresti far sapere a tua nonna. Altro punto fondamentale per la sicurezza dei minori è il divieto dell’accensione della webcam, da usare solo con persone conosciute nella vita reale. Infine, deve essere molto chiaro a tutti che ciò che viene messo in rete diventa di dominio pubblico, resta per sempre e non è detto che corrisponda al vero.
In attesa di direttive chiare e azioni concrete sull’educazione all’uso dei media a scuola, l’educazione digitale deve necessariamente partire dalla famiglia. Ciò significa trasmettere regole, limiti, spiegazioni e buoni esempi. Questo non deve caricare i genitori di ansie e preoccupazioni sui pericoli della rete. Bensì dovrebbe spingerli a conoscere in prima persona gli strumenti tecnologici e a dialogare con i figli sul loro utilizzo e sui contenuti in modo critico e consapevole, per dare loro le risorse necessarie a muoversi in autonomia nel mondo reale e nel mondo virtuale.
Articolo pubblicato su AlessandriaNews.it in risposta a una domanda giunta in redazione per la rubrica “la psicologa risponde”